Billy Summers, Sperling&Kupfer. Recensione

“[…]Quando fai del male a qualcuno, ti resta una cicatrice. E la cicatrice è nella tua mente. Nel tuo spirito. È giusto che sia così, perché fare del male a qualcuno, uccidere qualcuno non è una cosa di poco conto. Lasciatelo dire da chi ha una certa esperienza, in materia […]”

Oh sì, Billy Summers sa bene cosa significa uccidere. Ha iniziato da adolescente, vendicando il cadavere della sorellina, con il petto sfondato. Ha proseguito da Marine, con le missioni in Afghanistan. Ha concluso divenendo assassino di professione per conto di altri. Ma  intende ammazzare solo i cattivi, solo chi lo merita. Ora è giunto al suo ultimo incarico. Sarà un’uscita di scena da farvi imbiancare le nocche a forza di stritolare le pagine! 

Ve lo lascio scoprire, questo viaggio on the road attraverso l’Iowa, Il Colorado, il New Yersey; lascio a voi il piacere delle descrizioni ambientali del Maestro (anche la banalissima distesa di granoturco, rossa al tramonto, nelle sue mani diventa magia!) e delle sue sottili stilettate alla società e alla politica americana (qualche malcelata  cattiveria contro Trump e i suoi seguaci non può mancare!). Vi lascio anche l’adrenalina delle sparatorie e della vendetta; l’emozione della vita vissuta e del rapporto con Alice (una figura che si inserirà nella vita di Billy in tempi e modi inaspettati) e…vi lascio anche la trepidazione alla vista del sangue (beh se leggete King, avrete pure un certo gusto dell’orrido, no?). 

Io mi soffermo su ciò che mi ha colpito di più, dovendo ribadirlo ancora: King è scrittore dal “multiforme ingegno”, capace di passare da un genere all’altro con la stessa facilità con cui ci si cambia d’abito. Qui non solo costruisce un thriller adrenalinico ed emozionante (notazione di stile: l’uso del tempo presente nella narrazione non fa che renderne ancora più rapido e incalzante il ritmo) ma, non ancora pago, riesce a inserirvi anche un manifesto letterario, un percorso parallelo in cui ci spiega cosa significa scrivere (“cambiare il mondo per un po’, modificare la realtà”) e quanto sia emozionante scoprire di saperlo fare e sperimentarne gli effetti. 
(Mi ha ricordato, in alcuni punti, il suo “Il
mestiere di scrivere”, ma ancora più…intimo!) 

Il protagonista del libro riesce a creare ben quattro alter ego. E questo espediente non è utile solo a lui nelle sue fughe e nei suoi nascondigli, serve a King stesso per intervenire nella storia come protagonista, come scrittore. Billy è un sicario, si finge tonto, ma ha una cultura sterminata e scrive, scopre di volerlo fare. Più per catarsi personale, che non perché altri lèggano. 

Per nostra fortuna Sthephen King continua a scrivere per entrambi i motivi.




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