La principessa di Ys, Acheron Books editore. Recensione

Mi ci è voluta qualche pagina per entrare nel mondo disegnato dall’Autrice, un paio di dietrofront sui neologismi più “particolari” della lingua che in quel mondo si parla, alcune annotazioni a bordo pagina per familiarizzare con la protagonista, Morrigan, e gli altri personaggi di contorno. Eppure, una volta concluso il processo, quando si è finalmente rotto il ghiaccio, sono riuscito a scoprire un urban fantasy originale ed estremamente godibile.
Mi sono divertito a percorrerne la trama, a individuarvi significati palesi e nascosti. Mi sono inevitabilmente affezionato ai personaggi che lo popolano, gioendo e soffrendo insieme a loro.

Vi lascio qualche assaggio di trama, connotato da una voluta vaghezza, per non svelare le parti più belle del libro.
La vicenda è ambientata a Ys, una cittadina inglobata in una barriera sotto il mare, distinta dal popolo della superficie per una scelta di separazione compiuta al momento della sua fondazione. Troviamo la prima dicotomia: da un lato gli abitanti di Ys - dotati di poteri magici - dall’altro gli uomini che risiedono sulla terra ferma, privi di ogni velleità sovrannaturale.

Se possiamo dare una collocazione spaziale, risulta invece difficile individuare un tempo storico della narrazione: si gioca a tennis, si utilizzano le pistole. Potrebbero essere gli unici indizi per immaginare una non meglio definita collocazione temporale.

La protagonista - Morrigan - vive a Ys, è arruolata in un gruppo di mercenari, ma nasconde un segreto che - se scoperto - le costerebbe la vita: è una draoidh. Per la precisione una draoidh anama, il ché significa che ha il potere di entrare in contatto con il Sìthe, il mondo dei morti. Reprime questa capacità, la teme, la seppellisce dentro di sé e la nasconde, perché è questo ciò che le hanno insegnato: la magia di morte che le ribolle nelle vene non è un dono, ma una condanna, un potere nefasto. Ecco la seconda, fondamentale, dicotomia del libro: il mondo dei vivi non deve in alcun modo mescolarsi a quello dei morti.
Più in generale i draoidh (l’Autrice ne distingue alcune tipologie: gli anama - di cui sopra - e gli intinne, dotati di poteri telepatici) hanno poteri diversi da quelli degli altri abitanti di Ys, che pure apprendono e utilizzano l’arte magica in vari campi (combattimento, medicina). Sono ritenuti pericolosi e, per questo, perseguitati dal re di Ys e sottoposti a un rituale (il “soggiogamento”) che li priva della capacità di vedere i colori e di provare emozioni. Eccoci altre due dicotomie: gli abitanti di Ys “normali” contro gli “emarginati”, i “diversi”; la famiglia reale in lotta con coloro che vengono reputati una minaccia.

Inutile dire che il percorso della trama scorre agevolmente verso sviluppi necessari: la protagonista diviene l’eroina di cui inevitabilmente ci innamoriamo. Il suo potere è un dono, non una maledizione perché ella ha “la capacità di sfiorare la morte per imparare il valore della vita”. Le dicotomie percepibili nel corso del romanzo - evidenziate sopra - sono destinate a fondersi in una splendida unità: la separazione non è quasi mai un bene. E così, la barriera di Ys verrà attraversata; i vivi e i morti dovranno allearsi; il figlio del re si schiererà dalla parte di chi suo padre perseguita. Il tutto perché sia possibile un cambiamento radicale, l’evoluzione verso un mondo in cui nessuno possa più essere discriminato.
Oh sì, ci sono anche le storie d’amore. Vi dirò di più: è un amore millenario e maledetto che dà il via alla storia...fatto di magia e reincarnazioni perché l’anima dell’amato non vada perduta in un unico corpo mortale, ma riviva in mille corpi diversi per abbattere le barriere del tempo, pur di stare insieme. Poco importa che l’amata abbia sacrificato tutto, persino la sua città, per quello straniero. Poco importa che questo l’abbia trasformata in una creatura non umana, abominevole a vedersi. È l’amore ciò che conta.
L’amore è anche il motore che spinge il principe Cormac ad andare contro i dettami di suo padre, calpestando i suoi stessi diritti di successione al trono. Un altro tipo di amore induce Edin - amica di Morrigan - a compiere altre scelte (giuste o sbagliate, giudicherete voi...)

Insomma, c’è un bel po’ di carne al fuoco: la magia, le reincarnazioni, le sirene, le possessioni, gli spiriti, una città sottomarina. L’autrice gestisce il magma cui ha dato vita in maniera eccelsa, con originalità e linearità. Costruisce personaggi che si adattano al proprio ruolo.
Soprattutto, riesce a tenere a bada l’aspetto più difficile (a mio avviso): la scelta di scrivere in prima persona, conducendo la narrazione attraverso gli occhi della protagonista. Ciò richiede una notevole dose di capacità di immedesimazione in emozioni, visioni, caratteri altrui. La riuscita del libro, in questo caso, mi conferma la presenza di questa capacità. Non c’è un approfondimento psicologico dei personaggi marcato (non ci sarebbe il tempo e lo spazio viste le dimensioni del volume), ma con poche parole si riesce a percepire la personalità distinta e ben delineata di chi popola il libro.
Non vi resta che leggerlo, rimanendo con il fiato sospeso sul finale...in attesa del secondo volume, che spero sia degno coronamento di questo bell’esempio di letteratura fantasy.



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