La regina dei draghi, Multiplayer edizioni. Recensione.
Dopo “ Il marchio dei draghi", Brian Naslund torna in libreria con il secondo volume della trilogia: “La regina dei draghi”.
Un libro che ho atteso con trepidazione dopo che il primo mi aveva piacevolmente sorpreso e appassionato.
Trama: L'ammazzadraghi Bershad e la regina Ashlyn stanno per affrontare la più grande sfida della loro esistenza. Considerata una strega e ripudiata dal suo regno, Ashlyn trova rifugio presso il popolo di sua madre. Ma non si è rassegnata, ed è decisa a dominare poteri magici da tempo ritenuti impossibili da gestire. Questo, tuttavia, potrebbe avere conseguenze impreviste. Nel frattempo, Bershad ha scoperto il motivo della sua presunta invincibilità e sa di avere i giorni contati. Ciò nonostante, vuole aiutare a tutti i costi Ashlyn a riconquistare il trono. Per farlo, saranno costretti ad affrontare un imperatore straniero e il suo esercito dotato di terribili nuovi armamenti, pronto a distruggere la terra di Ashlyn pur di appropriarsi dei suoi preziosi draghi. I due dovranno tentare l'impossibile per salvare il regno e prevalere.
Torna Bershad, con il suo carattere burbero e diretto e con lui la regina Ashlyn, che dopo i caotici eventi del primo libro, si trovano a dover salvare “Terra” da una minaccia che rischia di distruggere ogni cosa. Per farlo dovranno ripercorrere il passato del nemico e seguire i suoi spostamenti fino al confine della mappa e oltre.
Il primo volume mi aveva colpito per la notevole attenzione che l’autore aveva dedicato ai draghi e alle loro caratteristiche e per il ritmo veloce e scanzonato. Questo secondo volume conferma le abilità dell’autore, anche se, come ogni intermezzo che si rispetti, tende a perdere di ritmo ogni tanto per l’inserimento di nuove pedine sulla scacchiera, da muovere in maniera strategica nel romanzo conclusivo che dovrebbe vedere la luce a marzo 2022.
Aumentano I POV (Point of view), ci sono più personaggi, tutti caratterizzati bene, non sempre in maniera decisa (non alla Abercrombie ecco) ma che comunque reggono la trama senza sbavature, permettendo ai protagonisti di spaziare su un più ampio territorio e portando a colpi di scena e ribaltamenti di fronte che tengono altissima l’attenzione e la voglia di concludere.
Tutte caratteristiche a favore del romanzo che assorbe il lettore e gli permette di vedere e sentire ciò che accade.
È un vero low fantasy, un pò grimdark, con spennellate alla “Frankestein” .
L’autore si diverte a costruire la sua scienza, magia, stregoneria (il nome dipende dal personaggio che la osserva) e ne spiega i meccanismi e la logica.
I draghi, qui il motivo di tanta attenzione nel primo romanzo, restano il cardine sui cui gira la trama, non perché siano esseri senzienti o altro, sono semplici animali che vivono la loro vita, le loro migrazioni e i loro accoppiamenti, ma perché i materiali che derivano dalla loro uccisione (qui di fantasy c’è molto poco, questo è tipico dell’essere umano) servono a costruire flotte e valgono denaro sonante.
Alla “Frankestein” perché abbiamo un vero e proprio scienziato (pazzo?) che si diletta nella commistione tra organico e inorganico e i suoi esperimenti macabri lo portano a scoprire leggi della natura nascoste, che tenterà di sfruttare a suo vantaggio, senza curarsi dei sacrifici necessari a questo scopo.
È un'unione tra scienza, botanica, chimica, biologia e una sana fantasia dell’auotore che rende tutto più credibile e permette di carpire i meccanismi. Non è un semplice “ Oh guarda, la regina ha il potere di lanciare fulmini” no; c’è una logica alla base che viene riportata con abilità e che erudisce chi legge.
Il bello è qui, non è un manuale ma è tutto contornato da combattimenti, sangue, battutacce che, in alcuni casi, mi hanno fatto fare una sana e sincera risata. C’è la politica, i giochi di potere e i tradimenti.
Non è perfetto, certo. In alcuni casi le soluzioni ai capitoli sono un pò troppo “semplici”, in altri frangenti è un pò troppo veloce e in altri si dilunga troppo (eh che palle, direte) MA, nell’insieme, l’equilibrio c’è e la lettura non solo non pesa mai ma invoglia.
Con il tempo necessario a disposizione si può leggerlo in 2/3 giorni. Si distacca da altri libri simili, non copia e in alcune scelte è molto originale.
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