ransfer 2093, Le Mezzelane casa editrice. Recensione

Partiamo da un sunto: questo è un grande romanzo.

Transfer 2093 di Stefano Meglioraldi è un vero e proprio viaggio, costruito in modo ineccepibile, nel futuro. Personalmente adoro gli auotori ( e chi mi segue da più tempo lo sa) che non si limitano a scrivere ma si impegnano a costruire una realtà credibile e solida e su queste basi rocciose poggiano una storia adrenalinica ed esplosiva.
Jason price è un cambiante, il suo corpo merce di scambio per la scienza.
Nel mondo del futuro le persone più auterovoli (tra studiosi, scienziati e filantropi) hanno la possibilità di aggirare la morte, “trasferendo” in un corpo più giovane la loro coscienza, una volta che la loro vita è giunta alla fine. Jason ha firmato il contratto in giovane età, quando il tempo di abbandonare il suo corpo gli sembrava lontano e remoto, in cambio di un ottimo lavoro e di buone retribuzioni.
Il momento, però, giunge inesorabile. Jason, a poche ore dall’operazione, decide di fuggire e, con la moglie Emily al fianco, intraprende un’evasione sociale da cui ha pochissime probabilità di uscire vincitore.
È una fuga folle, il mondo creato da Meglioraldi è avanzato e si basa su intelligenze artificiali, satelliti a risoluzione elevatissima e scanner di controllo biometrico, che setacciano in continuazione la popolazione per assicurare la sicurezza e il benessere comune.
Uno scenario quasi distopico se non fosse che il mondo sopravvive e la gente è ormai abituata alle nuove “procedure”, con il riscaldamento globale ormai alle spalle.
Qui il primo punto cruciale ( come vi accennavo), la costruzione. Meglioraldi catapulta nel suo mondo ma, con invidiabile capacità, ci parla di storia, evoluzione tecnologica e sociale. Lo fa senza stancare, anzi, portando ad afferrare le pagine e pensare “potrebbe essere proprio così un giorno”. Questo perché i particolari sono precisi, le nozioni specialistiche ma semplici e l’autore dispiega davanti agli occhi del lettore il nuovo mondo. Un mondo che si nutre di alghe per sopperire alla scarsità di risorse, che ha abbandonato i carbon fossili per ridurre l’inquinamento e che ha lasciato che la tecnologia prendesse il sopravvento.
Jason scappa perché ritiene ingiusta la sua fine, vuole più tempo da passare con moglie e affetti ma ciò che mette in moto rischierà di far sfigurare una pratica che sulla “routine” ha costruito la sua fama. Come fai a fuggire in un mondo controllato da olopad e robot senzienti, un mondo che può scovarti anche in nascondigli sperduti? Non puoi, non da solo. Jason viene dunque avvicinato da una segreta associazione criminale pronta a tutto pur di far fallire l’abominevole pratica del transfer.
Secondo punto cruciale: i personaggi. Notevoli. I Pov sono molteplici e l’autore li sfrutta in modo lodevole. Ognuno di loro ha una voce propria, un obiettivo da scontrare con quelli altrui e un carattere definito. Li sfrutta alla grande perché attraverso le loro emozioni ci parla del mondo che ha ideato e delle conquiste e sconfitte che lo hanno portato allo stato attuale. Tra coloro che bramano il transfer, tutti i soldi, gli uomini e la tecnologia che ci lavora dietro e coloro che ci vedono una pratica non umana e contro natura. Non solo. Meglioraldi ci obbliga a vedere il bene e il male di entrambe le posizioni, portandoci a riflettere e comprendere come le posizioni assolute non servano a nessuno e molte volte gli ideali funzionino solo per coloro che non li seguono. Abbiamo il soldato pronto a tutto, un accomiatante (colui che accompagna il cambiante fino al giorno del transfer ) scioccato dalla scelta di Jason che per recuperarlo rischierà di perdere sè stesso. Abbiamo Venere, terrorista forte e determinata decisa a sacrificare tutto per i suoi ideali e abbiamo Jason.
Il protagonista è gestito alla perfezione e i suoi dubbi e umori diventano i nostri.
Dunque la fuga diventa una corsa contro il tempo. Ogni capitolo concluso è circa un’ora nella vita di Jason e, ogni volta che me ne rendevo conto, restavo incredulo. Quanta azione e quanta suspence riesce a inserire Meglioraldi nelle pagine, alternando fasi concitate a fasi più riflessive.
Il percorso per la salvezza si fa sempre più impervio e Jason viene risucchiato in una guerra più grande di lui di cui conosceva solo i contorni.
Terzo punto cruciale: assalti e scontri tra esercito e terroristi. Notevoli. L’azione è scandita e reale. Tra robot gestiti da IA, insetti armati guidati da remoto, elicotteri d’assalto grandi come grattacieli, il lettore si diverte a seguire le fasi più “esplosive” e con trepidazione attende di conoscere l’esito, solo all’apparenza scontato.

I colpi di scena sono dietro l’angolo e le scelte per il finale sono, per quanto mi riguarda, quasi perfette. Arrivi a un punto della lettura che non sai per chi tifare perché ogni schieramento ha le
sue colpe e i suoi segreti. Poche vie di mezzo e tante scelte inaspettate. Così si costruisce l’azione.
Quarto e ultimo punto cruciale. La quotidianità. Si, perché l’autore muove i suoi personaggi in un mondo che sembra conoscere a memoria e che nella sua testa è vivido. Una Londra tecnologica e gestita con IA ultramoderne e un’Inghilterra descritta e utilizzata con astuzia. Sfreccianti gripcar, vestiti fatti di alghe, aereovie, aereoporti intracittadini, la politica, la tv, la corruzione, i soldi. Questo è il motivo per cui il romanzo funziona, perché non c’è un momento in cui non pensi “sembra vero”. È una sensazione costante e ti immerge nella lettura.
Infine che dirvi, ho adorato e divorato il romanzo di Stefano Meglioraldi, io che non leggo moltissima fantascienza. Ogni tanto, dopo ore di lettura, pensavo : questo è un autore affermato. È incredibile pensare che questo sia il primo
romanzo di fantascienza dell’autore. Un romanzo che nulla ha da invidiare ad autori oltreoceano e che Le Mezzelane ha scovato con grande intelligenza.

Leggetelo.

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