Contrappasso, HarperCollins editore. Recensione

Contrappasso non è, come ho letto in giro, una lettura o un’esperienza vegana. Tutt’altro. È una presa di coscienza, una descrizione consapevole di ciò che facciamo alla natura e di cosa essa potrebbe fare a noi. Un distopico italiano che sa intrattenere e ha una trama congegnata e incalzante. 


Contrappasso è un’esperienza. Immaginate di svegliarvi in un tempo in cui la natura ha preso le contromisure e ogni animale ucciso significa una persona morta. 

Immaginatevi il caos, la carneficina umana.

Non parliamo di macellazioni o cose del genere ma di ogni essere vivente. Schiaccia una formica e sarai schiacciato, ferisci e sarai ferito; quasi biblico come meccanismo ma è questo il contrappasso. 

Stampato in copertina senza articolo o sottotitolo perché il fulcro è tutto in questa parola. 


Nella definizione di distopia, lo sappiamo, c’è la creazione di un mondo inospitale e indesiderabile un cui sarebbe un incubo vivere. Pochi mondi si attengono tanto a questo cardine come quello creato da Andrea Delogu ed è uno di quelli in cui non vivrei mai. La popolazione ha dovuto imparare a difendersi dalla natura: abbiamo animali domestici anfibi (utili per mangiare gli insetti, gli animali più pericolosi per il contrappasso), cinture a ultrasuoni, recinzioni e barriere a difesa delle città, le poche sopravvissute che hanno studiato come adattarsi. 


In tutto questo Delogu inserisce una trama adrenalinica e personaggi veri e sofferti. 

Cosa porta a combattere in un mondo quasi alla deriva? L’amore. L’amore per i propri cari, per la verità. Così Sara, la nostra coraggiosa protagonista, si mette in testa di spodestare chi è al potere, di cambiare le cose e scoprire se un modo diverso di vivere è possibile. Quante difficoltà dovrà affrontare, sono così variegate che è quasi difficile immaginarle ma l’autrice è brava e ci aiuta con un linguaggio semplice e che scorre benissimo. Un viaggio a ritroso, grazie all’enigmatico Aron, all’inizio del contrappasso fino al presente e le difficoltà che ha portato. 

Come ogni eroina che si rispetti Sara non sarà sola ma conoscerà amici cui appoggiarsi e con cui condividere gioie e dolori. E i dolori saranno molti, in un mondo del genere il divario sociale è ancora più marcato e la ricerca del potere più spietata, tanto da sacrificare vite umane affinché corra spedita. Le città, le innovazioni, le difficoltà, le morti, tutto è descritto con precisione senza appesantire e la mente viaggia che è una gioia, incagliata alla storia sempre originale e convincente. 


Sicuramente il romanzo è una denuncia. Non un semplice scontro tra onnivori e non, a cui è stata derubricata dal dibattito, ma molto più ampia. La Delogu vuole raggiungere un obbiettivo che è la consapevolezza. Prendere coscienza di ciò che facciamo ogni giorno, di come sfruttiamo le risorse e di come tutto questo sia accompagnato da un atteggiamento sempre più ignorante e irrispettoso. 

Nel mondo del contrappasso, quando la natura decide di ribellarsi, l’uomo si ostinerà a non capirla, deciso a conservare il suo status dominante si allontanerà ancora più da essa, designandola come nemico e come pericolo. 

Sara anche la pensa così ma la sua ricerca la porterà a scoprire che c’è di più, che un’alternativa è possibile ed è quella del rispetto reciproco. Non più un rapporto tra dominatore e dominato ma una convivenza bastata sui bisogni reciproci. C’è molto da riflettere e , probabilmente, il mondo auspicato da Andrea è più utopistico che distopico. 


Vi piacciono i romanzi distopici di denuncia sociale? 

Riuscireste a vivere in un mondo in cui schiacciare una mosca vuol dire farsi saltare il cervello?







 

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